Matteo Ceschi, All the world’s a stage

One Night Exhibition a cura di Loretta Valtz Mannucci e Federico Ramponi

Evento speciale di una serata che apre la rassegna teatrale EXPOinbArca inserita nel circuito della manifestazioni culturali di EXPOinCITTÀ.
I 9 scatti del fotografo e giornalista Matteo Ceschi – catturati in alcune delle città italiane di più longeva tradizione teatrale e a Londra e Parigi, palcoscenici dei trionfi di molti attori e commediografi nostrani – si legano attraverso il titolo di ispirazione shakespeariana agli spettacoli ideati per l’occasione da LabArca di Anna Bonel, spettacoli che vedranno protagonista anche Enrico Bonavera. Il concept della mostra è affidato a Loretta Valtz Mannucci, professore universitario di Letteratura inglese e di Storia degli Stati Uniti, nota al grande pubblico per le sue collaborazioni con Radio Popolare e col Piccolo Teatro di Milano, che ha voluto abbinare a ciascuno scatto versi estrapolati dalle principali opere di William Shakespeare. La affianca il creativo Federico Ramponi.
Ad aumentare l’atmosfera partecipativa e un po’ da tournée teatrale, l’esibizione della giovane formazione folk-jazz-roots Eliconturbo Folk Ensemble.
All the world’s a stage/And all men and women merely players;/They have their exits and their entrances,/And one man in his time plays many parts (William Shakespeare, As You Like It: Act 2, Scene 7)
Matteo Ceschi allestisce un teatro nella mente di ogni persona che guarda le sue foto. Propone racconti del momento che passa. Ancorati, ma liberi. Evanescenti. Aperti alla Ragione, al gioco di intuizione e razionalità.
I precedenti sono tanti, nella cultura “alta” come in quella “bassa”, in secoli di tableaux vivants, di tuguri contadini medievali e sale da pranzo settecentesche straripanti di cristalli e porcellane, ricostruiti in musei, sulle scene, nei film degli anni Trenta come in Downton Abbey. Le cere di M.me Tussaud, i modellini degli scolari. Teatro della mente. Tarocchi distribuiti, interpretati, mescolati per centinaia di anni dal Primo ministro come dall’operaia. Ogni figura, un mondo di storie individuali. Reale e irreale come la vita. (Loretta Valtz Mannucci)
La mise in scène dei nove "racconti senza (una) fine" di Matteo Ceschi è volatile, trasparente e fragile come lo è la filosofia dei suoi scatti. Uno spazio fluido e raccolto per dare al pubblico il tempo necessario affinché ciascuna immagine faccia scoccare la scintilla della fantasia del visitatore e lo ponga al centro del racconto elevandolo a unico protagonista della sua conclusione. Ieri, il momento dello scatto. Oggi, domani e dopodomani quello delle infinite e possibili narrazioni personali nate dall’osservazione. In mezzo il passaggio chiave dalla forma fisica, la foto o la scena che essa ispira, a quella intangibile ma al tempo stesso più durevole dell’immaginazione. (Federico Ramponi)

 

 
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